“D’ardite minacce […] al suono”

Prenotazioni e accesso

Il workshop è a ingresso libero fino a esaurimento posti con registrazione Eventbrite

Seguire le meraviglie dell’“Opera all’opera” e comprendere come in essa agisca il “sincretismo di una varietà di media artistici” equivale, secondo Philippe-Joseph Salazar (1980), ad affrontare un “problema arduo che interroga le scienze umane” e un’intera “enciclopedia semiotica”. Più l’approccio sarà consapevole e responsabile, più l’esperienza e la fruizione dell’“Opera all’opera” saranno complete e gratificanti.

“Bisognerebbe che scrivessi venti pagine se volessi spiegare tutte le mie idee ma vi basti il dirvi che, secondo me, la Forza del Destino, la Fatalità non può portare all’accomodamento delle due famiglie”. Questo scriveva Giuseppe Verdi (1813-1901) a Léon Escudier con una lettera da Busseto il 29 luglio 1864.

Riecheggiando un enigma espresso a Tito Ricordi più di dodici mesi prima: “una volta ammesso il soggetto come si trova un altro scioglimento?” (maggio 1863). Che diventò di lì a poco “maledetto scioglimento” (settembre 1864) di un “maledetto soggetto” (novembre 1868). Tuttavia, il genio verdiano riuscì “colla miglior volontà del mondo” a “trovare questo scioglimento” (drammaturgico, compositivo, intersemiotico) “d’ardite minacce […] al suono” (atto 3, scena 8).

Lo dimostra la versione 1869 della Forza del destino in programma per la Prima della Scala di quest’anno, alla quale è dedicato questa “edizione scaligera” dell’Opera all’opera.