Ispirandosi a un fatto di cronaca, Gadda racconta l’incendio di un caseggiato milanese.

Gli abitanti, alle prese col divampare del fuoco, finiscono in piazza correndo giù dalle scale, e insieme a loro vengono esposte al pubblico ludibrio le loro storie: storie di quotidianità a volte meschina, a volte tenera, a tratti perfino eroica.

L’incendio di via Keplero è un grande affresco della Milano popolare del secolo scorso, ma è anche una metafora sulla vita, sui lati nascosti della realtà, raccontata con umorismo e compassione.

Scritto in uno stile elaboratissimo che mescola locuzioni arcaiche e frasi dialettali, il racconto si dipana fra il lirico e il satirico, in una serie di quadri impressionisti, dove personaggi e vicende sono deformati dal linguaggio funambolico del grande scrittore.

A raccontare questo incendio non poteva che essere la Dina, drag queen di Cinisello Balsamo, figura anch’essa grottesca e irriverente. Come il grande personaggio femminile dello stesso Gadda, l’Adalgisa, che da cantante lirica di terz’ordine ha salito le scale della borghesia milanese, così la Dina si è fatta strada nel teatro milanese senza dimenticare le sue radici popolari.

Sullo sfondo, tra le fiammate, la musica di Verdi, che come Gadda sa riunire alto e basso, aristocrazia e popolino. Il racconto prende così la forma di un melologo, dove musica e parole si fondono in uno spettacolo tragicomico, ironica e appassionata rappresentazione della commedia umana.

L'incendio di via Keplero

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