Il nuovo anno di Nessi(e) boockclub si apre con un romanzo di fantascienza femminista, La female man (Monadori), uscito per la prima volta nel 1975 e ripubblicato adesso in una nuova traduzione aggiornata.
«La fantascienza è connaturata al pensiero radicale» ha dichiarato l’autrice: «è molto efficace se si vogliono presentare le preoccupazioni di un gruppo marginale, perché queste si collocano in un mondo in cui le cose sono diverse». E niente è più diverso della “female man”, un essere che incorpora le caratteristiche di entrambi i sessi, protagonista di questa storia che fin dal titolo appare come un monstrum linguistico.
Al centro della storia ci sono quattro personagge: Joanna (la stessa Russ) e i suoi alter ego Janet, Jeannine, Jael, ciascuno con un diverso ruolo, uno specifico linguaggio e una connotazione socioculturale, quattro donne che si incontrano attraverso il tempo e i mondi. Uno di essi è Whileaway, dove gli uomini sono stati sterminati da un’epidemia, una realtà futura diversa dal nostro futuro così come il presente è un presente che non ha vissuto la Seconda guerra mondiale. Quando Janet da Whileaway si materializza negli Stati Uniti provoca e prova uno shock equiparabile all’apparizione dei marziani nella Guerra dei mondi di Wells: «La prima cosa che disse il secondo uomo che riuscì a visitare Whileaway fu: “Dove sono tutti gli uomini?”. Janet Evason, quando apparve improvvisamente al Pentagono, con le mani in tasca e le gambe ben piantate per terra, disse: “Dove diamine sono tutte le donne?”».
Le quattro donne dialogano e si raccontano, scoprono analogie e immense differenze, danno vita a una sorta di creatura che racchiude tutte le altre, e al tempo stesso smascherano «l’atteggiamento maschilista, dell’uomo come della donna sottomessa». Provengono da universi paralleli e incarnano diversi modi di essere donna, mostrando come il genere sia una costruzione sociale che varia in base a contesto e cultura.
L’ approccio radicale e politicamente aggressivo di Joanna Russ ha ispirato generazioni di scrittrici come Ursula K. Le Guin, James Tiptree Jr. e Octavia Butler, contribuendo a creare uno spazio per le autrici donne all’interno di un genere che fino ad allora le aveva perlopiù ignorate.