Diamo il via al ciclo di incontri “Come i media costruiscono la narrazione della realtà” a cura di Orizzonti Politici con il talk Il ruolo del giornalismo nella narrazione dei conflitti e l’impatto sulla nostra percezione del mondo con Matteo Pucciarelli, Francesco Semprini e Marco Magnano.
La guerra non è mai soltanto armi contro armi, ma idee contro idee, ed in questo scontro frontale tra visioni di mondi l’utilizzo di simboli, iconografie e narrazioni plasma il senso stesso dei conflitti e di come noi lo percepiamo. Dalla Z sui carri armati russi fino ai video su Tik Tok dell’IDF, la simbologia ci consegna un altro importante terreno di scontro. Abituati al racconto di conflitti lontani dalle nostre case, nel febbraio 2022 ci siamo svegliati con una guerra alle porte dell’Europa che ha fatto riecheggiare i rumori delle guerre del passato, di cui la maggior parte di noi ha sentito parlare a scuola o dai nonni che l’hanno vissuta. D’un tratto la guerra è venuta a bussarci alla porta ed è tornata improvvisamente vicina. Poi è stata la volta della guerra a Gaza, più lontana di quella in Ucraina ma nondimeno capace di accendere l’opinione pubblica in Occidente e di creare subito un impatto rilevante sulla nostra comunità. In questo contesto, ha assunto particolare rilevanza il ruolo degli inviati di guerra, i narratori dei conflitti lontani che, grazie alla loro opera rischiosa (pensiamo ai giornalisti uccisi) hanno tenuto la luce accesa dove si rischiava l’oblio. Informandoci giorno dopo giorno, hanno tenuto vivo il racconto della guerra. Abbiamo visto tuttavia come spesso la narrazione dei conflitti possa essere posta in modo diverso, soprattutto in base alla natura dei nostri media. La divergenza netta che è emersa spesso tra inviati sul campo e notizie generaliste ha scatenato un dibattito sul ruolo del giornalismo in questi teatri.
Quali sono i principali problemi legati al racconto della guerra? Esiste un vizio nei media mainstream che ricalca i pregiudizi nella nostra società? Quanto è importante e come viene espletato il ruolo del giornalista di guerra? Quanto incide la narrazione delle guerre sulla nostra stessa percezione della realtà e del mondo?
A questa ed altre domande risponderemo in dialogo con gli ospiti di questo talk.
Francesco Semprini, giornalista professionista e inviato internazionale per La Stampa, vive negli Stati Uniti dal 2001. Nato a Roma, si è trasferito a New York per perfezionare gli studi economici e dedicarsi alla copertura di politica e finanza americana. Ha raccontato i principali conflitti e crisi geopolitiche dell’ultimo decennio, inclusi quelli in Iraq, Afghanistan, Siria, Venezuela e Libia. Corrispondente presso le Nazioni Unite, scrive di relazioni diplomatiche e dinamiche internazionali.